
Il titolo Tenaris ha saputo così reagire alla svalutazione del petrolio, sceso sotto gli 80 dollari al barile, soprattutto grazie all’aumento del target price da parte di Ubs.
Il titolo Tenaris ha saputo così reagire alla svalutazione del petrolio, sceso sotto gli 80 dollari al barile, soprattutto grazie all’aumento del target price da parte di Ubs.
La ripresa del prodotto interno lordo sarà inferiore al punto percentuale nel 2010 portandosi a 0,7% mentre nel 2011 segnalerà un aumento del 2%.
Ubs minaccia di spostare i due quartieri generali di Basilea e Zurigo all’estero nel caso le autorità della Svizzera introducessero nuovi e stringenti vincoli alle attività delle banche.
Sarebbe uscita proprio dall’interno di Ubs questa notizia, come riporta il giornale sarebbe stato proprio l’Amministratore Delegato della società , Oswald Gruebel, a comunicare l’intenzione del gruppo di uscire dai confini nazionali, se le autorità chiederanno effettivamente agli istituti di credito di trasformarsi in holding.
Secondo l’amministratore delegato dell’istituto elvetico, Oswald Gruebel, per poter tornare a produrre utili ci vuole del tempo, l’obiettivo è infatti quello di riuscire a realizzare un utile di 15 miliardi di franchi svizzeri in un periodo che va dai tre a cinque anni.
In ogni caso bisogna comunque considerare che si tratta di una perdita inferiore a quella registrata nel trimestre precedente che è stato chiuso con un rosso di 1,4 miliardi di franchi svizzeri.
UBS ha modificato il proprio target price sul titolo portandolo a pesare 19 euro per azione anche se il proprio giudizio si è modificato da “Compra” a “Neutrale” e forse anche in previsione del progetto industriale e del bilancio del terzo trimestre 2009 in uscita settimana prossima.
Nella giornata di oggi invece sono arrivati i giudizi da parte della banca americana Morgan Stanley che mantiene il titolo nella modalità Sovrappesare portando il proprio target price a 18 euro. Anche la banca UBS si è voluta esprimere analizzando il titolo e il progetto industriale aumentando il proprio target price a 19 euro peggiorando però il proprio giudizio che diventa neutrale.
A spingere in alto il titolo è stata soprattutto la valutazione di Ubs che ha confermato la raccomandazione neutral ma al contempo ha alzato il target price a 0,38 euro da 0,28, un prezzo che implica uno sconto sul Nav del 20% rispetto al precedente 25-30%, una correzione che, secondo Marco Tronchetti Provera, è dovuta a un migliore profilo di rischio e alla maggior probabilità di un ritorno alla distribuzione del dividendo.
I dettagli dell’accordo, tuttavia, sono stati resi noti solo poco fa da Hans-Rudolf Merz, il presidente della Confederazione, che ha comunicato che in base all’accordo Ubs dovrà fornire al fisco statunitense i nominativi di solo 4.450 persone sospettate di aver evaso il fisco, su un totale di ben 52.000 nominativi. Ubs, inoltre, a seguito di questo accordo non dovrà pagare alcuna multa.
A darne l’annuncio ufficiale è stato Stuart Gibson, il legale del Dipartimento di Giustizia Usa, che nel corso di una teleconferenza con il giudice federale di Miami Alan Gold ha annunciato che Ubs e il fisco americano hanno raggiunto un accordo iniziale, anche se comunque ci vorrà ancora un pò di tempo prima che l’intesa raggiunga la sua forma definitiva. Gibson, quindi, ha chiesto al giudice di cancellare la causa la cui prima udienza si sarebbe dovuta tenere lunedì.
Il risultato negativo da parte di Ubs, tuttavia, non è affatto una novità ma al contrario era più che atteso. Su questa perdita, infatti, ha influito in maniera determinante la controversia tra la banca svizzera e il governo statunitense che accusa Ubs di aver aiutato alcuni suoi clienti americani ad evadere il fisco. Questa disputa non ancora risolta, infatti, ha già portato Ubs ha sborsare ben 780 milioni di dollari al fisco statunitense.
Ubs, ricordiamo, è accusata dal fisco statunitense di aver aiutato circa 52.000 suoi clienti americani ad evadere il fisco, principalmente attraverso dei conti off-shore. Il governo americano, quindi, pretende da UBS i nominativi di questi suoi clienti americani, informazioni che la banca elevetica si rifiuta di fornire perchè in contrasto con le leggi svizzere relative al segreto bancario.
Il fisco, quindi, pretende dalla banca elvetica l’elenco dei nomi di queste persone, nonchè alcuni dati relativi ai loro conti bancari, una richiesta alla quale Ubs non ha mai acconsentito perchè contraria alle leggi svizzere relative al segreto bancario.