
La maggior parte della sottoperformance però è stata causata da player medio-piccoli che hanno aumentato il capitale rispetto alla loro capitalizzazione di mercato e che hanno meno economie di scala.
La maggior parte della sottoperformance però è stata causata da player medio-piccoli che hanno aumentato il capitale rispetto alla loro capitalizzazione di mercato e che hanno meno economie di scala.
Secondo le indiscrezioni pubblicate dal quotidiano statunitense, l’intenzione è quella di sottrarre le attività dell’investment banking alla costante pressione delle autorità di regolamentazione elvetiche, soprattutto per quanto riguarda le regole della Banca centrale svizzera e della Finma, ossia l’organismo di vigilanza dei mercati finanziari svizzeri.
Dopo un mini rimbalzo di giovedì dello 0,55%, ieri il titolo ha ceduto l’1,31% a quota 14,34 euro per azione, dopo aver toccato anche un massimo intraday di 14,68 euro.
I risultati includono oneri sul credito proprio per 509 milioni di franchi, rettifiche di valore nette per perdite su crediti per 164 milioni e un credito d’imposta per 149 milioni, molto meno rispetto agli 825 milioni del terzo trimestre del 2010.
Secondo la banca d’affari la situazione della società appare piuttosto preoccupante in quanto presenta una capitalizzazione di mercato pari a 140 milioni di euro, a fronte di un debito netto relativo al 2010 che secondo le previsioni dovrebbe aggirarsi intorno ai 2,7 miliardi.
Il rating di quella che è la prima compagnia al mondo per importanza secondo Forbes (al 2009) è stato alzato da Neutral a Buy, mentre il target price è stato aumentato da 19 dollari per azione a 23.
Ad influire negativamente sul titolo è il giudizio arrivato da Ubs, che ha rivisto al ribasso la raccomandazione sul titolo portandola da “sell ” da “neutral”, anche se al contempo ha alzato il target price a 4,7 euro dai precedenti 4,3 euro.
Nello stesso periodo dell’anno scorso, UBS aveva chiuso con un saldo negativo di 564 milioni di franchi.
Secondo la commissione, in particolare, per evitare ogni possibile rischio di fallimento le due banche dovranno detenere ciascuna almeno il 10% dei propri attivi ponderati per il rischio sotto forma di capitale, così come previsto dalle nuove regole di Basilea 3.
UBS, in particolare, ha evidenziato che nei primi sei mesi dell’anno i costi di Barclays sono saliti mentre i ricavi hanno registrato un calo che ha riguardato quasi tutte le principali divisioni, eccetto l’Africa e la gestione del risparmio.
Le uscite nette di fondi sono state di 5,5 miliardi di franchi nella gestione patrimoniale e nel segmento “banca svizzera” (Wealth Management & Swiss Bank) e di 2,6 miliardi di franchi nella gestione patrimoniale americana (Wealth Management Americas) contro, rispettivamente, gli 8,2 e i 7,2 miliardi di franchi del primo trimestre.
La motivazione principale di questa modifica del rating è il maggiore bilanciamento tra rischi positivi e negativi.