
Tali fascicoli dovevano rappresentare un dossier dettagliato promosso dalla divisione security proprio nel periodo in cui alla guida del gruppo c’era Giuliano Tavaroli.
Tali fascicoli dovevano rappresentare un dossier dettagliato promosso dalla divisione security proprio nel periodo in cui alla guida del gruppo c’era Giuliano Tavaroli.
Nella nota Telecom Italia ha spiegato che a suo avviso il provvedimento adottato dall’antitrust argentina rappresenta un’evidente violazione del diritto, nonchè un danno al patrimonio del gruppo.
Come affermato anche dall’A.d. di Telecom Italia, la Securities and exchange commission americana avrebbe richiesto a TI la documentazione su Telecom Argentina, per valutare se tutto è proceduto nel modo giusto.
Secondo Bernabè però questo piccolo imprevisto non dovrebbe andare a creare nessun ritardo o dismissione.
Il colosso delle telecomunicazioni risente in parte del giudizio negativo proposto dalla banca d’affari JP Morgan che ha abbassato le proprie stime sul prezzo obiettivo del titolo in borsa sostenendo che il titolo sarà sottopesato e che il target price è di 1,15 in diminuzione quindi di 5 centesimi di euro confronto al prezzo obiettivo stimato nell’ultima analisi.
Come abbiamo visto qualche giorno fa il bliancio trimestrale di Telecom Italia non è stato dei migliori, la flessione dei ricavi è stata del 6,2% e così anche l’utile netto che nel terzo trimestre è calato del 33%. Il debito è salito di 1 miliardo rispetto al 2008.
Era nell’aria da tempo la voglia della famiglia Benetton di togliersi dalla società Telco che controlla Telecom.
L’intenzione era quella di cedere il 100% delle proprie quote. Il Corriere della Sera di oggi rende noto alcune specifiche sulla vicenda affermando che sarà la società finanziaria Sintonia ad acquistare le azioni ora detenute dalla famiglia Benetton.
La riduzione degli utili è stata sostanziale nei primi 9 mesi di quest’anno e questo è anche dipeso dalla svalutazione per la cessione della società tedesca Hansenet attiva nella banda larga per un valore di 540 milioni di euro.
La compagnia telefonica ha infatti precisato di “avere allo studio” un’operazione di emissione di obbligazioni da destinare solo al mercato retail italiano, attualmente il prospetto di questa operazione è al vaglio delle autorità competenti, per cui se questa operazione andrà o meno in porto dipende sostanzialmente dal loro giudizio.
L’unico metodo efficace per far tornare Telecom agli antichi splendori sarebbe quello di operare un aumento di capitale di almeno 10 miliardi di euro, almeno è questo il pensiero degli azionisti del titolo. Questa proposta è stata scritta da Asati appunto ed è stata inviata ai vertici di TI, a tutti i consiglieri di amministrazione, ai principali azionisti e ad alcuni dei più importanti esponenti del Governo.
Questo, secondo Asati, è indispensabile per evitare che tra qualche anno Telefonica faccia parte del gruppo dei big europei e Telecom Italia, invece, faccia parte del gruppo di aziende da ridimensionare a livello domestico.
Nei giorni scorsi la scissione di Telco è sempre stata su tutti i giornali (Telco è la controllante di Telecom Italia con una quota del 23,5%), che dovrebbe avvenire tra Telefonica (che ne detiene la maggioranza del 42,3%), Generali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Sintonia dei Benetton.
L’emissioni di tali bond Telecom dovrebbe interessare maggiormente i piccoli risparmiatori. Come sappiamo, l’emissione di bond deve essere seguita da un istituto di credito e per tale occasione sono già stati contattati i due principali istituti bancari italiani ovvero Unicredit e Intesa San Paolo anche se è probabile che si arrivi ad un’intesa anche qualche banca estera.
Ora il presidente ed il direttore generale Area Corporate e Mercato dovranno determinare i piccoli particolari per l’emissione di questi bond, quali tempi, caratteristiche ed importi.
In precedenza, il giudice di prima istanza, Enrique Lavie Pico, aveva invalidato i diritti di Telecom Italia in Argentina, in seguito ad una espressa richiesta del gruppo Werthein, socio di Telecom Italia. Ora TI potrà appellare la decisione del giudice.