
“Nonappena si rafforza la crescita economica, il valore del dollaro dovrebbe regolarizzarsi di conseguenza” ha fatto sapere in una nota il Vice Presidente Terrence Checki della Federal Reserve durante un discorso al Economic Club di New York.
Il Nasdaq ha superato la quota simbolica del 4 mila punti ed ha portato gli esperti a interpretare questa crescita in diversi modi. Il Nasdaq non arrivava a questi risultati
“Nonappena si rafforza la crescita economica, il valore del dollaro dovrebbe regolarizzarsi di conseguenza” ha fatto sapere in una nota il Vice Presidente Terrence Checki della Federal Reserve durante un discorso al Economic Club di New York.
Ma l’aumento della partecipazione in Johnson & Johnson non è stato l’unico movimento operato dalla holding di Buffett, che al contempo ha incrementato la sua partecipazione anche in Becton, Dickinson and Co., Iron Mountain, Nalco e Sanofi-Aventis. Sempre durante lo scorso trimestre, inoltre, sono stati acquistati 4,4 milioni di titoli di Fiserv, società fornitrice di soluzioni e servizi per i pagamenti elettronici.
Se questi due dati dovessero essere positivi allora significherà che la ripresa registrata è assolutamente reale, in ogni caso gli esperti sono concordi nel ritenere che non sia necessario attendere ulteriori conferme, soprattutto alla luce della ripresa dei profitti aziendali.
Ovviamente il peggio è passato ma la situazione continua ad essere fragile e piuttosto preoccupante perchè gli effetti della crisi continuano a manifestarsi.
L’ultima in ordine di tempo a mostrare di essere in difficoltà è stata la Morgan Stanley che ha chiuso il secondo trimestre dell’anno con una perdita di 159 milioni di dollari, ossia 1.37 dollari per azione.
Poche ore fa ha confermato questa previsione anche Charles Evans, il presidente della Federal Reserve di Chicago, che, riferendosi agli Stati Uniti, ha affermato che una prima lieve crescita verrà registrata nell’ultimo semestre di quest’anno mentre alla fine del 2010 la crescita economica del paese dovrebbe aggirarsi intorno al 3%.
Gli ostacoli alla conclusione, infatti, sono rappresentati dai sindacati che si sono detti contrari al taglio dei posti di lavoro contenuto nel potenziale accordo tra le due case automobilistiche. La posizione assunta dai sindacati, quindi, sta rendendo l’iter lungo e complicato.
La decisione di chiudere l’impianto, ha spiegato l’azienda, appare come inevitabile. La crisi mondiale e le ingenti difficoltà riscontrate da quelle che rappresentano le aziende automobilistiche leader nell’economia americana ha determinato un calo della domanda senza alcun precedente.
Il centro ricerche sostiene infatti che un decremento del 10% dei business del mercato immobiliare corrisponderebbe a un calo dell’1,2% dei consumi, per una retrocessione pari, in valori assoluti, a oltre 100 miliardi di dollari.
Questi cambiamenti sono causati dalla crisi interna al paese, che si riflette anche a livello internazionale, nonchè dalla sempre maggiore importanza che stanno rivestendo i paesi emergenti, come Cina ed Emirati Arabi Uniti, che vendono le loro materie prime ed il loro lavoro a tutto il mondo, muovendo sempre più grandi masse di denaro ed influenzando anche le quotazioni dei titoli.
Sul mercato del lavoro, c’è stata la perdita di 84.000 posti di lavoro, facendo registrare il massimo tasso di disoccupazione dal settembre 2003.
Fino ad oggi, questi dati sono ancora superficiali. Si tratta di vedere se è veramente così o se si tratta solo della punta di un iceberg molto più grande.