Politica monetaria degli Stati Uniti

Un dollaro debole è un effetto collaterale della politica monetaria degli Stati Uniti e il Dollaro americano dovrebbe riprendere il valore una volta che la ripresa economica diventerà più robusta, ha detto un funzionario della Federal Reserve nella giornata di ieri.

Nonappena si rafforza la crescita economica, il valore del dollaro dovrebbe regolarizzarsi di conseguenza” ha fatto sapere in una nota il Vice Presidente Terrence Checki della Federal Reserve durante un discorso al Economic Club di New York.

Buffett aumenta quota Johnson & Johnson

Attraverso una nota alla SEC (Securities and Exchange Commission), la holding Berkshire Hathaway, di proprietà del famoso finanziere Warren Buffett, ha fatto sapere di aver raddoppiato la sua partecipazione in Johnson & Johnson nel corso dello scorso trimestre procedendo all’acquisto di ben 17,4 milioni di titoli.

Ma l’aumento della partecipazione in Johnson & Johnson non è stato l’unico movimento operato dalla holding di Buffett, che al contempo ha incrementato la sua partecipazione anche in Becton, Dickinson and Co., Iron Mountain, Nalco e Sanofi-Aventis. Sempre durante lo scorso trimestre, inoltre, sono stati acquistati 4,4 milioni di titoli di Fiserv, società fornitrice di soluzioni e servizi per i pagamenti elettronici.

Investire a Wall Street

Il primo trimestre 2010 è stato positivo per Wall Street, tuttavia per essere certi che quella registrata nel corso dei primi tre mesi dell’anno è una ripresa reale e non momentanea è necessario attendere due dati molto importanti per l’intero sistema economico americano, ossia il livello di disoccupazione e le vendite dell’iPad, il nuovo prodotto Apple che potrà essere acquistato dal 4 aprile.

Se questi due dati dovessero essere positivi allora significherà che la ripresa registrata è assolutamente reale, in ogni caso gli esperti sono concordi nel ritenere che non sia necessario attendere ulteriori conferme, soprattutto alla luce della ripresa dei profitti aziendali.

Federal Reserve, tassi invariati tra lo 0 e lo 0,5%

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La crisi economica che ha letteralmente devastato le economie sta definitivamente volgendo al termine, almeno in America visto che a confermarlo è stata la Banca Centrale Americana che dopo due giorni di politica monetaria ha confermato quanto già ipotizzato in precedenza dagli analisti e cioè che l’economia americana mostra i primi segnali di stabilizzazione.

Ovviamente il peggio è passato ma la situazione continua ad essere fragile e piuttosto preoccupante perchè gli effetti della crisi continuano a manifestarsi.

Morgan Stanley chiude in rosso il secondo trimestre 2009

Morgan Stanley

Gli effetti della crisi finanziaria non danno tregua alle banche americane. Dall’inizio dell’anno ad oggi, ricordiamo, in America sono fallite ben 52 banche, un numero impressionante se si considera che altre 25 hanno dichiarato fallimento nel corso del 2008.

L’ultima in ordine di tempo a mostrare di essere in difficoltà è stata la Morgan Stanley che ha chiuso il secondo trimestre dell’anno con una perdita di 159 milioni di dollari, ossia 1.37 dollari per azione.

Stati Uniti in crescita per la fine del 2009

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Le previsioni relative alla fine della crisi economica sono le stesse quasi in tutto il mondo e vedono una prima lenta ripresa per la seconda metà del 2009 e una crescita più marcata nel corso del 2010.

Poche ore fa ha confermato questa previsione anche Charles Evans, il presidente della Federal Reserve di Chicago, che, riferendosi agli Stati Uniti, ha affermato che una prima lieve crescita verrà registrata nell’ultimo semestre di quest’anno mentre alla fine del 2010 la crescita economica del paese dovrebbe aggirarsi intorno al 3%.

Sergio Marchionne pronto a rinunciare all’accordo con Chrysler

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La conclusione dell’accordo tra Fiat e Chrysler appare sempre più difficile, nonostante l’alleanza rappresenti l’unica possibilità di salvezza per l’azienda americana e nonostante l’accordo sia stato pubblicamente auspicato dal presidente Obama.

Gli ostacoli alla conclusione, infatti, sono rappresentati dai sindacati che si sono detti contrari al taglio dei posti di lavoro contenuto nel potenziale accordo tra le due case automobilistiche. La posizione assunta dai sindacati, quindi, sta rendendo l’iter lungo e complicato.

Michelin chiude un impianto lasciando senza lavoro 1000 persone

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La crisi del settore automobilistico ha inevitabilmente coinvolto anche tutte quelle aziende la cui attività è subordinata all’andamento delle vendite di auto, proprio come Michelin, azienda leader nella fabbricazione di pneumatici che ha annunciato la chiusura dell’impianto di Opelika, in Alabama, dove attualmente lavorano più di mille persone.

La decisione di chiudere l’impianto, ha spiegato l’azienda, appare come inevitabile. La crisi mondiale e le ingenti difficoltà riscontrate da quelle che rappresentano le aziende automobilistiche leader nell’economia americana ha determinato un calo della domanda senza alcun precedente.

Crisi americana: le case pesano più della Borsa

immagine sarcastica sulla crisi del settore immobiliare americano

Gli economisti della Università della California del Sud, e quelli dell’Università californiana di Los Angeles, hanno annunciato che, sulla base di recenti analisi condotte dai propri dipartimenti, è plausibile che il calo dei prezzi del mercato immobiliare possa danneggiare l’economia statunitense molto di più del crollo finanziario sulle piazze borsistiche nazionali.

Il centro ricerche sostiene infatti che un decremento del 10% dei business del mercato immobiliare corrisponderebbe a un calo dell’1,2% dei consumi, per una retrocessione pari, in valori assoluti, a oltre 100 miliardi di dollari.

Gli Stati Uniti nell’economia mondiale

economia degli stati uniti

Gli equilibri mondiali dell’economia stanno lentamente cambiando, tanto che non sempre gli USA ne sono ancora la locomotiva trainante.

Questi cambiamenti sono causati dalla crisi interna al paese, che si riflette anche a livello internazionale, nonchè dalla sempre maggiore importanza che stanno rivestendo i paesi emergenti, come Cina ed Emirati Arabi Uniti, che vendono le loro materie prime ed il loro lavoro a tutto il mondo, muovendo sempre più grandi masse di denaro ed influenzando anche le quotazioni dei titoli.

Stati Uniti: l’economia è meno rosea di come sembra

economia americana in crisi

L’economia USA è in calo, in maniera più grande di quel che potrebbe sembrare da una prima occhiata.

Sul mercato del lavoro, c’è stata la perdita di 84.000 posti di lavoro, facendo registrare il massimo tasso di disoccupazione dal settembre 2003.

Fino ad oggi, questi dati sono ancora superficiali. Si tratta di vedere se è veramente così o se si tratta solo della punta di un iceberg molto più grande.