Crisi mutui

Crisi Mutui

E’ indubbio che la crisi dei mutui americana, oltre ad aver creato scossoni da capogiro nelle borse mondiali ed effetti disastrosi sulla vita di tutti i giorni di ognuno di noi, non cesserà di generare preoccupazioni in breve tempo. Anzi.

Tocca al premio Nobel per l’economia, Edmund S. Phelp, dire la sua. E secondo il noto economista, il sistema finanziario globale non tornerà più a essere lo stesso. La colpa sarebbe a carico delle banche che, appesantite dall’indebitamento sui mutui, non riuscirebbero certamente a rimborsare la totalità dei debiti contratti. Ciò causerebbe una non ripresa dell’intero sistema con effetti ancora più marcati per l’economia reale, quella appunto che pesa sulle spalle dei risparmiatori. Occorrono delle riforme, aggiunge Phepp da Monteporzio Catone dove è stato ospite di un convegno organizzato dalla Fondazione Economia Tor Vergata su Europa: mutamenti climatici e politiche energetiche. “Bisogna che il sistema guarisca”.

Grosso taglio per Starbucks

Starbucks è la catena a stelle e strisce del caffé. I suoi coffee shop sono diffusi un po’ ovunque in territorio americano, ma non navigano di certo in buone acque. Tempo fa, l’azienda ebbe l’idea di associare la musica (e la vendita di file mp3 presso i suoi store) al caffé. L’idea, però, non ebbe l’affermazione schiacciante che i manager americani si attendevano.

Ieri, dopo aver annunciato il taglio di 600 punti vendita e 12000 occupati, il titolo – quotato nel Nasdaq – ha respirato aria fresca con un rialzo dell’1,26%, restando comunque al di sotto dei massimi dell’avvio e dei livelli fatti segnare nel pre-market. In un anno, Starbucks, registra perdite pari al 40,09%, poco più della metà nella performance a 6 mesi.

La chiusura degli store rientra nel piano generale di trasformazione della compagnia. La chiusura dei 600 punti vendita che facevano segnare le perdite maggiori avverrà entro il 2009 e in ogni caso dipenderà dagli accordi presi precedentemente con terze parti.

Alitalia, rinascita dopo fallimento

L’idea non è nuovissima, e quindi i suoi fautori non andrebbero certo premiati per creatività. Tuttavia l’idea di scindere Alitalia in una newco e in una bad company sembra attrarre, secondo quanto riportato da IlSole24Ore di sabato scorso, più di un consenso tra advisor e dintorni.

Per ora, però, le voci che danno Alitalia prossima ad un fallimento guidato sono, appunto, solamente voci. Bisognerà attendere, innanzitutto, che Intesa San paolo, recentemente nominato advisor per l’operazione, presenti le sue soluzioni per uscire dalla crisi.

Tra le soluzioni individuate dal gruppo bancario ci potrebbe essere proprio la separazione dell’azienda in due divisioni: da una parte una nuova società, con nuovi soci privati (Air One figurerebbe sempre in testa) e altrettanto nuovi capitali; dall’altra la classica bad company, cui andrebbe l’onere di gestire gli effetti nocivi del pregresso andamento della compagine, per poi terminare la sua esistenza con un fallimento pilotato.