
La domanda che si pone Barclays è se Mps debba realmente ricorrere all’aumento di capitale per rimborsare i 1,9 miliardi di Tremonti Bond e rafforzare il proprio patrimonio.
La domanda che si pone Barclays è se Mps debba realmente ricorrere all’aumento di capitale per rimborsare i 1,9 miliardi di Tremonti Bond e rafforzare il proprio patrimonio.
Nel periodo compreso tra gennaio e dicembre 2010 i ricavi sono cresciuti dell’8% a 31,4 miliardi mentre il Core Tier 1 si è attestato al 10,8% contro il 10,0% del 2009. A fronte dei risultati realizzati nel 2010, Barclays ha annunciato un aumento del dividendo da 2,5 a 5,5 pounds per azione.
Secondo gli analisti ad aver influito in maniera così pesante sui conti dell’istituto bancario inglese in questo periodo è stata la scarsa prestazione della divisione dell’investment banking.
A spingere la banca d’affari a bocciare il titolo del colosso energetico è soprattutto la convinzione che la divisione Gas & Power inciderà negativamente sia sui risultati trimestrali che sul titolo dell’impresa energetica italiana. Barclays, inoltre, ha spiegato che la profittabilità del business del gas nell’ultimo periodo è diventata meno prevedibile rispetto alle previsioni dello stesso management di Eni.
Secondo il WSJ gli stress test hanno minimizzato i rischi di esposizione al debito sovrano, sottovalutando l’ammontare dei titoli di stato potenzialmente rischiosi detenuti nel portafoglio di alcune banche.
UBS, in particolare, ha evidenziato che nei primi sei mesi dell’anno i costi di Barclays sono saliti mentre i ricavi hanno registrato un calo che ha riguardato quasi tutte le principali divisioni, eccetto l’Africa e la gestione del risparmio.
In quest’ultimo dato, in particolare, sono inclusi 851 milioni di plusvalenze per rivalutazione dei crediti, mentre gli oneri da svalutazione hanno registrato un calo del 32% a 3,08 miliardi, nonostante siano state registrate delle pesati perdite sugli impieghi in Spagna. Nel primo semestre, inoltre, gli accantonamenti complessivi sono stati pari al 37% dei ricavi, contro il 38% dello scorso anno.
Questa volta però la performance del colosso bancario ha deluso le attese degli analisti che avevano previsto un utile di 1,20 miliardi di sterline, probabilmente motivati dal risultato soprendente realizzato da Barclays nel corso dello scorso anno.
La società Liverpool sta pensando al da farsi ed una delle opzioni più percorribili sembra quella di incaricare Barclays Capital per la ricerca di nuovi possibili acquirenti.
L’utile pretasse è stato di 11,6 miliardi di sterline, in aumento del 92% rispetto allo scorso anno e leggermente superiore anche alle previsioni degli esperti che avevano invece previsto un utile ante imposte pari a 11,2 miliardi. Il core tier 1 ratio è migliorato da anno ad anno dal 5,6% al 10%.
Nel 2009 in questo senso c’è stato un vero e proprio boom, basti pensare che solo in Italia nel corso dell’anno appena concluso è stato registrato un record storico che ha toccato quota 34 miliardi di bond.
Anthony Jenkins ha sottolineato che Barclays opera in 50 paesi come Zimbabwe, Ruanda, Ghana, Lussemburgo, Singapore e Seychelles, ma che in futuro saranno probabili tagli e addirittura chiusura di alcune filiali in giro per il mondo.
Per riassumere, dopo questo intervento comunicato ovviamente alla Consob, a Blackrock sono riconducibili 8,9 miliardi di euro di blue chip italiane.
Nello scorso trimestre Barclays ha registrato un calo dell’utile pretasse da 2,84 a 1,56 miliardi di sterline.
In questi ultimi tre mesi sono aumentati gli oneri per svalutazioni e per accantonamenti, passando da 862 milioni a 1,4 miliardi dello stesso periodo del 2008. Si è registrato un incremento anche del reddito operativo, passato da 6,88 a 8,68 miliardi.