Il gruppo emiliano Iren, attivo nel settore dei servizi di pubblica utilità , lascia Edipower, che era stata acquistata nell’ambito del riassetto di Edison da una cordata di imprenditori capitanata dalla multiutility lombarda A2A e dalla stessa Iren
Il gruppo emiliano Iren, attivo nel settore dei servizi di pubblica utilità , lascia Edipower, che era stata acquistata nell’ambito del riassetto di Edison da una cordata di imprenditori capitanata dalla multiutility lombarda A2A e dalla stessa Iren. Il consiglio di amministrazione della società di generazione elettrica ha approvato il progetto di scissione parziale con l’uscita dall’azionariato di Iren, che ha in mano una quota del 21% del capitale mentre A2A controlla la quota di maggioranza del 56,1%. A Piazza Affari il titolo Iren ha chiuso l’ultima seduta di giugno con un calo dell’1,55% a 0,856 euro.
Per Iren il mese di giugno si è chiuso con una lieve perdita del 2,89%, ma nei tre mesi precedenti aveva messo a segno una performance spettacolare che sfiorava il 58%. Con l’uscita da Edipower, l’ex municipalizzata di Genova, Torino e dei comuni emiliani si porterà dietro la centrale termoelettrica di Turbigo e il nucleo idroelettrico di Tusciano, oltre a un debito finanziario di 44,8 milioni di euro.
â–º DIVIDENDO 2013 IREN ESERCIZIO 2012 APPROVATO DALL’ASSEMBLEA
Grazie all’acquisizione dei due impianti, Iren potrà disporre direttamente di una capacità termoelettrica a ciclo combinato pari a 2.000 MW e di una capacità idroelettrica di oltre 600 MW. Attraverso l’acquisto di questi asset di produzione e con l’uscita da Edipower, Iren vuole portare avanti il suo progetto di razionalizzazione delle quote di partecipazione di minoranza detenute in Delmi ed Edipower ottendendo “maggiore flessibilità strategica e maggiori sinergieâ€.
Questa operazione avrà efficacia operativa a partire dal quarto trimestre dell’anno in corso. Il gruppo A2A arriverà così a detenere una quota del 71% in Edipower. Salirà la quota di Dolomiti Energia all’8,5% dal 6,8%, come del resto per Sel (8,5% da 6,8%). La quota di Mediobanca passerà al 5,1% dal 4,1%, quella di Fondazione Crt al 4,3% dal 3,4%, quella di Bca Pop Milano al 2,6% dal 2%.