Il Ftse Mib è risultato il più debole tra i listini del Vecchio Continente virando in negativo a fine seduta e chiudendo a -0,62% a 17.323 punti, dopo aver toccato un massimo a 17.515.
Un’altra giornata negativa per gli istituti di credito, come ormai accade di frequente. E Milano, inevitabilmente, ne risente a poche ore da una data importante come quella di domani a livello macroeconomico (il referendum che decreterà la permanenza o l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue).
Il Ftse Mib è risultato il più debole tra i listini del Vecchio Continente virando in negativo a fine seduta e chiudendo a -0,62% a 17.323 punti, dopo aver toccato un massimo a 17.515. Al rialzo, invece, Londra (+0,56%), Parigi (+0,29%), Francoforte (+0,55%) e Madrid (+0,40%).
Così gli analisti:
Oggi è prevalsa la calma nei mercati azionari. Domani infatti è il fatidico giorno del referendum in Gran Bretagna, anche se il fronte Bremain pare mantenga ancora un vantaggio netto rispetto a quello pro-Brexit, soprattutto considerando i valori del mercato delle scommesse.
A Piazza Affari performance prevalentemente negativa per il settore bancario. I rialzi sono stati guidati da Ubi Banca (+1,79%) e Unicredit (+0,87%). Riguardo Ubi Banaca, il mercato sembra non aver scontato negativamente le indiscrezioni secondo le quali il piano industriale 2019-20, che sarà presentato lunedì prossimo, prevederà la chiusura di 150 filiali (-10%) e 2 mila esuberi, con una riduzione netta del personale del 7% (1.300 unità in meno alla luce di 700 nuove assunzioni). Secondo Equita, la creazione di un fondo esuberi da 2.000 dipendenti potrebbe avere un costo piuttosto elevato per Ubi visto l’entità della riduzione e i tagli già realizzati negli ultimi anni (500 uscite nel 2014, 410 nel 2015).
In perdite, invece, Banco Popolare (-1,59%), Bpm (-0,27%), Bper (-0,42%), Mps (-1,51%), e Intesa Sanpaolo (-0,09%). Rimanendo in ambito finanziario, hanno ben performato Anima (+0,60%), Azimut (+1,13%), Exor (+0,18%) e Assicurazioni Generali (+0,56%), titolo quest’ultimo spinto dalla buona reazione di Alberto Nagel, ad di Mediobanca (-0,63%), alla notizia di ieri del rafforzamento della posizione nel capitale di Generali di Francesco Gaetano Caltagirone, che con il 3,19% delle quote è diventato secondo azionista alle spalle proprio di Mediobanca (13,21%).