Poste italiane ha un utile di un miliardo al mercato, in leggero calo rispetto all’anno passato, e con ricavi in crescita da 24 a 26 miliardi. Approvato dal consiglio di amministrazione sarà la base di partenza su cui sarà valutato il valore del gruppo in vista della sua privatizzazione. Il Tesoro, stima di incassare 4 miliardi per il 40% del gruppo, la società vale circa 10 miliardi di euro, cioè 0,38 volte il fatturato. Le Poste inglesi, quotate lo scorso anno, valgono in Borsa 0,67 volte il fatturato. Se venisse applicato lo stesso multiplo, il gruppo dovrebbe valere 17,4 miliardi, quasi il doppio.
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Nel 2013 i ricavi complessivi di Poste italiane, compresi i premi assicurativi, sono stati di 26 miliardi di euro in aumento rispetto ai 24 miliardi del 2012, il risultato operativo è aumentato a 1.400 milioni di euro, crescendo dell’1,3% rispetto ai 1.382 milioni di euro dell’esercizio precedente. In calo, invece, l’utile netto sceso a 1.005 milioni contro i 1.032 milioni di euro del 2012, a causa delle tasse.
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Poste italiane infatti ha iscritto nel proprio conto economico un credito di imposta inferiore rispetto a quanto aveva fatto in passato (223 milioni di euro, contro i 278 milioni del 2012) per le modifiche normative inerenti alla detrazione dall’Ires dell’Irap pagata sul costo del lavoro nei passati esercizi. Il consiglio di amministrazione non ha parlato di dividendi: nel 2012 ne sono stati distribuiti 250 milioni
contro i 350 dell’anno prima. Tutti andati nelle casse dello Stato, unico azionista del gruppo. Con la privatizzazione, una parte racchiusa tra il 30 e il 40%, no sarà più del Tesoro.