I valori dello spread BTp-Bund per quanto riguarda i titoli con scadenza a 10 anni restano ormai in maniera stabile al di sotto dei 155 punti base, proponendo quindi un rendimento, per quanto concerne i titoli di stato italiani, attorno al 2,7%. A giudicare da queste percentuali sembrerebbe di poter considerare chiusa la parentesi critica dello spread in Italia, eppure la situazione del sistema economico italiano è invece ancora molto difficile, basta operare una valutazione attenta sui dati relativi alla differenza fra i tassi applicati sui prestiti alle imprese sino ad un milione di euro.
Secondo gli ultimi dati a disposizione, relativi al mese di giugno 2014, e considerando i numeri secondo termini reali, dunque tenendo in conti i tassi d’inflazione dei paesi analizzati, il differenziale sui tassi applicati sui prestiti alle imprese sino ad un milione di euro fra Italia e Germania è al momento a quota 351, in crescita (+60bp) rispetto al mese di maggio ed in una tendenza negativa che accomuna l’Italia alle condizioni di Spagna (differenziale a 325 e, come per l’Italia, +60 bp rispetto a maggio) e al ben più drammatico quadro relativo al Portogallo (differenziale a 539, +30 su maggio 2014).
Se a bloccare l’assestamento di Lisbona è il rischio di una crisi sistemica del comparto bancario, ormai sull’orlo di un collasso totale (vedi la crisi del Banco Espirito Santo, la seconda banca portoghese, a causa della quale Ricardo Salgado, presidente del gruppo per 22 anni, è stato da poco arrestato), per l’Italia il problema è invece sistemico, con un’economia in piena e costante recessione (mentre gli altri paesi in Europa, seppur lentamente, crescono) ed un mondo finanziario le cui sorti sono legate a doppio filo alle misure di stimolo monetario varate dalla BCE, provvedimenti che hanno riempito tutti i mercati, non solo quello italiano, di liquidità , grazie all’azzeramento dei tassi.
„I dati relativi allo spread non devono trarre in inganno, in realtà la situazione complessiva dell’economia italiana è oggi molto più delicata di quanto non lo fosse 3 anni fa, vale a dire quando scoppiò il momento di panico collettivo relativo all’esplosione dello spread in seguito all’attacco dei mercati contro l’Italia.†– spiega Anna Terribilini, portfolio manager di Geneve Invest – “In verità , se ci soffermiamo sui numeri, è sorprendente scoprire come non ci siano stati particolari miglioramenti dal 2011 ad oggi, anzi. Il rapporto fra debito pubblico e Pil sale, secondo le stime di Moody’s dal 120,1 % al 136 %, con un incremento del 15 % in 3 anni, l’indebitamento prosegue fisso al 3%, le previsioni di crescita per il 2014, sempre secondo Moody‘s, si muovono intorno al -0.1 %, con un PIL che in termini di valore potrebbe addirittura decrescere nel 2014 rispetto all’anno precedente. A tutto questo si aggiunge un debito di 2.166 miliardi rispetto al quale i mercati cominciano a farsi qualche domanda, non si capisce infatti secondo quale logica dovrebbe valere la pena continuare a rifinanziare un paese la cui economia risulta ormai completamente bloccata da anni. Per questo motivo gli investitori che vogliono proteggere il loro patrimonio dai sempre più probabili provvedimenti di risanamento delle casse dello stato mediante prelievo forzoso e trovare opportunità di investimento fuori dalle offerte delle banche si stanno rapidamente spostando verso intermediari stranieri, che assicurano maggiore solidità e, nella maggior parte dei casi, prospettive di alto rendimento.â€
Un ulteriore elemento di preoccupazione rispetto alla situazione economia italiana è dato inoltre dalle ormai sempre più insistenti raccomandazioni che il governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, continua a rivolgere alle istituzioni europee nel tentativo di stimolare una governance europea sulle improcrastinabili riforme. La sensazione è che Draghi voglia evitare di dover subire un nuovo collasso finanziario di uno dei paesi UE nei prossimi mesi, dopo quello della Grecia, un’eventualità che purtroppo continua a restare all’ordine del giorno.