Il mercato azionario rischia il tracollo?

Chi si occupa di finanza conosce da sempre una sorta di dogma, ripetuto fino all’ossessione dai consulenti finanziari ai potenziali investitori: le azioni sono un investimento nettamente più rischioso delle obbligazioni (d’altronde, le azioni costituiscono il cosiddetto “capitale di rischio” di una società, mentre gli obbligazionisti sono creditori esterni all’emittente e dunque con tutele molto maggiori da parte della legge), ma, con un pizzico di fortuna, buon intuito e consigli giusti, possono rivelarsi una miniera d’oro per chi sa come muoversi sui mercati nazionali e internazionali.

Questo pilastro inamovibile nel settore della promozione finanziaria ha cominciato a mostrare brutte crepe in occasione della grave crisi in atto.
I dati diffusi da Barclays Capital (creatrice di Barclay Card), osservati con molta attenzione dagli esperti, sono indice di una situazione anomala.

Negli ultimi dieci anni il mercato azionario ha reso in media molto meno del previsto (fra le cause c’è anche lo scoppio della bolla speculativa sui titoli nel settore Internet), e in particolare negli Stati Uniti il rendimento complessivo è stato pari a -0,3%.
Le conseguenze sono fin troppo ovvie: molti investitori hanno fatto i loro conti, valutando le azioni non solo come un ambito rischioso ma addirittura meno conveniente che lasciare i propri risparmi sul conto corrente.

Ma che questa tendenza di nuovo conio sia destinata a confermarsi è tutto da vedere. Altri analisti, infatti, ritengono come un’occasione da non perdere quella di questi mesi: rilevare quante più azioni possibili ora che i prezzi sono crollati al fine di vedere i propri capitali moltiplicarsi quando ritornerà il vento in poppa, come prima o poi succederà.

Ma queste sono logiche da grossi investitori: i piccoli azionisti, che desiderano solo un investimento remunerativo e sufficientemente garantito, difficilmente si lasceranno tentare dal fare incetta di azioni.