L'ipotesi più accreditata sta nella cessione da Eni alla controllata Snam dei gasdotti esteri per poi rendere più leggere la propria quota in rete gas..
Il fatto che fa pensare è che circa la metà del debito netto del gruppo ovvero 20 miliardi di euro fa parte delle attività regolate e nel corso degli anni è stato appunto l’entità di tale debito a far decidere dal consiglio di amministrazione di non elargire il dividendo con disappunto da parte dei granzi azionisti.
L’ipotesi più accreditata sta nella cessione da Eni alla controllata Snam dei gasdotti esteri per poi rendere più leggere la propria quota in rete gas. Con il ricavato Eni potrebbe puntare sulla Cassa Depositi e prestiti del mercato diventando così una classica Oil Company in stile British Petrol.
La decisione dipende anche dal fatto che il gas non sembra più essere un bene stabilizzatore e che nel solo 2009 le vendite sono scese del 9% e questo dato sembra spaventare un po’ Eni in previsione anche della multa da parte dell’Autorithy che oscilla tra il mezzo miliardo e il miliardo di euro per la questione dei due gasdotti rispettivamente austriaco e svizzero per i quali aveva stipulato un contratto blindato al fine di non far entrare nessun competitor.
La società di San Donato dovrebbe quindi lasciare di una quota del 68% di Tenp del 90% di Transitgas in Austria e dell’89% di Tag in Svizzera.