Ci sono alcuni aspetti da considerare in questo settore, in merito alla regola delle 4C
State pensando di vendere il vostro diamante usato? Allora è bene mettere in evidenza come la valutazione di un simile oggetto prezioso sia decisamente più complessa di quanto potrebbe essere per il semplice oro.
Insomma, dare una risposta immediata a quanto può costare un diamante, non è affatto così semplice, anche in virtù del fatto che il suo prezzo è strettamente legato a una serie di fattori ben precisi. Esiste una regola, che viene chiamata “delle 4C”, che spiega bene quali sono gli aspetti che si devono tenere in considerazione per poter valutare in maniera corretta un diamante e che torna utile conoscere quando si deve vendere un diamante usato.
Tutti i diamanti sono preziosi
Gran parte dei diamanti che vengono estratti dalla terra, a dispetto di quanto si potrebbe pensare, presentano una qualità veramente bassa. È bene mettere in evidenza come circa il 95% dei diamanti naturali non è la soluzione adatta per poter creare poi dei gioielli. L’utilizzo di questi diamanti avviene più che altro per obiettivi e ragioni industriali. In alcuni casi, tra le altre cose, vengono pure sfruttati per la lucidatura di tutti quei diamanti che, al contrario, si caratterizzano per avere una buona qualità. Solamente la parte restante, intorno al 5%, è di qualità sufficiente per poter finire poi in gioielleria.
La determinazione del valore di un diamante: le 4C
La prima C è rappresentata dal carato. Quest’ultimo non è altro che l’unità di peso standard per quanto concerne i diamanti. Esiste una differenza tra Karat e Carat. Nel primo caso, infatti, è un valore che sta a indicare la percentuale di oro presente in un certo mix di materiali. Nel secondo caso, invece, si tratta del vero e proprio peso che caratterizza il diamante e deve il suo nome ai semi di carruba, che venivano impiegati da parte dei primissimi commercianti di diamanti alla stregua di contrappesi nelle bilance. Nell’epoca attuale, un carato vale 0,2 grammi, ma è bene mettere in evidenza come buona parte dei diamanti viene venduta a un valore inferiore a un carato.
Il colore rappresenta la seconda delle quattro C. Ebbene, tenendo in considerazione la categoria dei diamanti bianchi, ecco che la regola da seguire è solo una, ovvero meno il diamante è colorato e più vuol dire che ha un valore maggiore. Infatti, se il diamante assume una colorazione sempre più giallastra, ecco che il valore si abbassa. Per poter notare e capire la differenza di colore, però, è possibile utilizzare solo appositi strumenti.
Non solo, dal momento che ci sono pure dei diamanti che sono dotati di un colore specifico, che vengono ribattezzati Fancy Colour. Questi diamanti crescono come storpiature della natura in un certo senso: uno di quelli più noti e famosi è sicuramente il diamante Hope.
La chiarezza è la terza delle quattro C ed è strettamente legata alla caratteristica della purezza. La purezza di un diamante, nella prima classificazione negli anni Quaranta, veniva intesa come un diamante senza difetti. In realtà, al giorno d’oggi, si è notato come esistono vari gradi di purezza del diamante, soprattutto per via del fatto che esistono varie tipologie di inclusioni: proprio queste ultime, sia in termini di quantità che di tipologia, vanno a stabilire direttamente il livello di purezza del diamante.
Infine, si arriva all’ultima delle quattro C, ovvero il taglio. In realtà, il riferimento è alla parola in lingua inglese, ovvero cut. Si tratta di un termine che sta a identificare le modalità con cui il diamante viene lucidato ed è chiaramente il solo aspetto su cui l’uomo può intervenire. I primi tagli di diamante si possono far risalire addirittura al Medioevo, ma con l’evoluzione storica si è arrivati fino ai brillanti più moderni.