Il settore dell’etnico in Italia gode di ottima salute, con oltre 160 mila attività aperte. Sono soprattutto gli immigrati ad essere titolari di queste imprese.
L’imprenditoria italiana ha scoperto da qualche anno a questa parte un nuovo, interessante settore di intervento e investimento. Si tratta del settore etnico, che nel 2016 ha fatto registrare un boom di aperture. Nel corso di quest’anno, infatti, secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Confesercenti, le imprese etniche di nuova apertura sono state circa 7mila, con un incremento del 4,6 per cento rispetto al 2015.
Ne consegue da questi risultati che il settore dell’etnico in Italia gode di ottima salute, con oltre 160 mila attività aperte. Sono soprattutto gli immigrati ad essere titolari di queste imprese, anche se i buoni risultati conseguiti non fermano le chiusure, che pure procedono a alto ritmo. Nel corso di un anno i negozi chiusi sono stati più di 2000. Questa progressiva riduzione non cambia tuttavia il dato di fatto che attualmente in Italia una impresa su sei nel settore del commercio ha titolari stranieri.
Imprese straniere e imprese italiane
Le imprese italiane invece soffrono di più, e non solo sul fronte dei numeri delle aperture, ma anche su quelli della occupazione. Sale infatti il numero di occupati del settore etnico dell’8,7 per cento, una media quasi otto volte superiore a quella del commercio in generale, Le imprese più gettonate sono le frutterie seguite dai negozi di tecnologia e device elettronici. In crescita anche il numero degli ambulanti, che tra gli stranieri rappresentano già la fetta maggiore tra gli imprenditori, più del 50 per cento.
Investire o no nel settore etnico?
In questo momento storico quindi il settore etnico riesce a risollevare le sorti dell economia italiana almeno nel commercio. Alla luce di questi dati ci si può domandare allora se sia un momento favorevole o meno per investire nel settore etnico. La risposta degli esperti però in questo caso è negativa perché le imprese condotte da stranieri hanno un ciclo di vita piuttosto breve rispetto a quelle italiane, senza contare a volte dei gravi segnali di irregolarità .
Ad esempio molte imprese che insistono su aree pubbliche non hanno mai versato dei contributi negli ultimi due anni. Il settore quindi vive anche di intrinseche ambiguità .