Si riduce ancora il valore delle azioni di Twitter e la vendita a Salesforce non va a buon fine. E' la fine dei cinguettii nel web?
Crollo in borsa per il titolo di Twitter. Il valore delle azioni di una delle compagnie che ha guidato la new economy insieme a Facebook e Google si è ulteriormente ridotto questa settimana, in seguito al fallimento delle trattative per la sua possibile vendita.
Crollano le azioni di Twitter
Dal tempo della sua prima quotazione in borsa, infatti, nel 2013, ad oggi, il titolo ha perso quasi il 35 per cento. Alla luce di questa tendenza è arrivato allora il no degli azionisti di Salesforce che hanno rimandato la sottoscrizione degli accordi per la possibile vendita del gruppo. Se infatti nel momento di massima ascesa della compagnia le azioni erano state valutate fino a 73 dollari l’una, oggi il titolo tale appena 17 dollari, da un precedente valore di 26.
Un affare che gli azionisti della società californiana di cloud computing non hanno ritenuto poi così convincente. Così l’offerta non è arrivata. Il destino di uno dei più famosi social network della rete sembra a questo punto essere meno roseo di quello di altre compagnie. Anche giganti come Apple o Google, un tempo possibili concorrenti, non sembrano più essere interessati ad un acquisto. Tra i nomi dei possibili acquirenti è balenato in passato anche quello della Walt Disney. Le aspirazioni della società di micro blogging fondata da Jack Dorsey sono oggi molto ridimensionate.
La vendita di Twitter non decolla
Dai vertici di Salesforce del resto le attese non erano delle migliori. L’amministratore delegato aveva già presentato il caso come difficile da affrontare, mentre tra gli investitori si era diffusa una generalizzata paura sul fatto che la società dei cinguettii potesse questa volta fare un salto non a portata delle sue ali. Questo genere di preoccupazioni hanno colorito in California l’atmosfera degli ultimi giorni, dove alla fine il consiglio degli azionisti di maggioranza di Salesforce ha deciso di sospendere le trattative di vendita. Al centro della risoluzione il fondo di investimenti Digital Investment, che detiene il 14 per cento delle azioni del gruppo, il quale, nel corso di un incontro a San Francisco ha votato per il no.