Dal giorno delle elezioni, la lira turca ha perso il 3%.
La lira turca viene scambiato in questi minuti a 2,9082 contro il dollaro, in recupero dello 0,6% rispetto a ieri, quando si era portata a un cambio di 2,9280, il più alto da un mese.
Resta il fatto che dal giorno delle elezioni in Turchia ad oggi, la valuta anatolica ha perso il 3%, bruciando gran parte del recupero mostrato all’indomani dal voto, grazie alla ritrovata stabilità politica del paese. Non va meglio per i bond governativi. I rendimenti decennali sono saliti al 9,92% dal 9,18% del giorno successivo alle elezioni, così come i titoli a 2 anni rendono il 10,29% dal 9,65%. Su base mensile, tutta la curva delle scadenze si mostra in rialzo, segno che dopo l’ottimismo ritrovato per la fine della crisi politica dei mesi scorsi, il mercato starebbe scontando qualche altro timore.
Uno di questi è la “guerra” delle ritorsioni tra Russia e Turchia, dopo l’abbattimento del jet russo di una settimana fa. Mosca ha varato un decreto, che prevede lo stop a 15 miliardi di investimenti in corso tra i 2 paesi, oltre che al divieto di importazione di alcuni beni di origine turca (ad esclusione di quelli ad uso personale), l’embargo a decorrere dall’1 gennaio prossimo contro 90.000 lavoratori turchi (eccetto il personale diplomatico e legale) residenti sul territorio russo e restrizioni, finanche il divieto assoluto, per le organizzazioni turche di effettuare determinati lavori in Russia.
A sua volta, Ankara sta studiando le contro-misure, riunendo un gabinetto di crisi, teso a valutare la ricerca di alternative nell’approvvigionamento di gas, rivolgendosi in misura crescente ad Azerbaigian, Iran e Algeria.