Scendono i prezzi della produzione in Germania. Piazza Affari in perdita per via delle banche.
Le Borse trovano il rimbalzo tra Stati Uniti ed Eurozona e si indeboliscono durante l’ultima giornata di contrattazioni di una settimana volatile.
Sull’altra sponda dell’Atlantico prosegue la crescita delle aspettative riguardanti un aumento dei tassi da parte della Federal Reserve nella riunione del 15-16 dicembre con le probabilità misurate dai future sui Fed funds in aumento al 72%. Ad alimentare le aspettative in questo senso degli addetti ai lavori sono state ieri, a mercati chiusi, le parole del numero due della Fed,Stanley Fischer, secondo cui una decisione non è ancora stata presa, ma è stato fatto “tutto quello che potevamo” per evitare di sorprendere gli investitori con quella che sarà la prima stretta dal 2006. In sostanza il mercato deve aspettarsi un graduale rialzo dei tassi già a fine anno.
In Europa, invece, il presidente della Bce, Mario Draghi è intervenuto al Frankfurt European Banking congress: “Se decidiamo che la traiettoria attuale della nostra politica monetaria non è sufficiente per centrare l’obiettivo, faremo quello che dobbiamo fare per innalzare l’inflazione il più presto possibile. Questo è quanto richiede il nostro mandato per la stabilità dei prezzi”. Sempre più probabile, dunque, che nella prossima riunione della Bce, il 3 dicembre, venga rafforzato il Quantitative easing. Dalla pubblicazione delle minute dell’ultimo incontro, infatti, è emerso come diversi banchieri centrali siano preoccupati per la bassa inflazione. Alcuni – addirittura – vedono pressioni deflazionistiche. Tutti segnali che spingeranno la Banca centrale europea a intervenire.
In Germania, nel frattempo, a ottobre i prezzi alla produzione sono scesi dello 0,4% rispetto a settembre e del 2,3% nel confronto con lo stesso mese dell’anno precedente. Piazza Affari cede lo 0,9%, indebolita dalle banche e da A2A. Londra tiene meglio con un ribasso dello 0,1%, Francoforte arretra dello 0,2% e Parigi di mezzo punto percentuale.