Ma gli analisti sono fiduciosi.
Il titolo Unicredit perde quota a Piazza Affari lasciando sul terreno il 4,82% a 5,63 euro successivamente alla presentazione dei conti e del piano industriale.
Un piano che è stato tuttavia apprezzato dagli analisti per l’impegno più aggressivo sul taglio dei costi (previsti 18.200 esuberi e 1,6 miliardi di euro di risparmi), ma ritenuto ambizioso a livello di ricavi e con un Common Equity Tier 1 al 2018 all’11,5% sotto le stime e non sufficiente per un re-rating strutturale visto che a fine piano resterà 100bps sotto quello dei competitor.
“Non modifichiamo significativamente le nostre stime che restano del 10% sotto il target della banca; cambiamo però il mix in senso più favorevole riducendo i costi di un miliardo di euro, parzialmente compensati da uno scenario di ricavi core più prudente con un tasso medio di crescita del net interest in
come dell’1% e delle commissioni del 4,7% a 9,1 miliardi di euro contro il target di Unicredit di 9,6 miliardi di euro con un cagr del 7%”, si legge in una nota di oggi di Equita.
Gli obiettivi di redditività  del piano industriale di Unicredit “sono al di sopra delle nostre stime e si basano su un’evoluzione impegnativa a livello di ricavi da commissioni c n un cagr del +5,5% contro il +3,2%atteso,mentre i prestiti sono destinati a essere un po’ più deboli rispetto al previsto: cagr del +2%nel periodo 2015-2018rispetto a un +2,6% atteso”, confermano gli analisti di Banca Imi.
Gli analisti di Icbpi giudicano altrettanto ambizioso l’obiettivo di un cagr dell’utile netto pari al 27% perché, tolto l’intervento sui costi operativi (vale circa 1,1 miliardi di euro al netto delle imposte), per il resto dipenderà dalla crescita dei ricavi e dalla discesa del costo del rischio prevista pari a 23 punti base tra il 2014 e il 2018, in linea con le loro stime.
Al contempo, il miglioramento del capitale è ottenuto senza un aumento di capitale, “ma è inferiore rispetto alle nostre aspettative in quanto Unicredit raggiunge lo stesso livello di Cet1 nel 2018 ma con minori dividendi pagati.Mentre i risultati del terzo trimestre e dei primi nove mesi dell’anno sono stati al di sotto delle nostre aspettative e quindi non li consideriamo come un catalizzatore per il prezzo del titolo in borsa”, aggiungono gli analisti di Banca Imi.