Ma Washington lascerà il costo del denaro invariato.
La Federal Reserve sarà nuovamente protagonista della scena internazionale, ma ormai nessuno si aspetta che rialzi il costo del denaro.
A seguito del mancato aumento dei tassi d’interesse Usa di settembre (l’innalzamento manca dal 2006), il mercato attribuisce solo il 6% di possibilità a un cambiamento di politica monetaria nel meeting che si conclude con l’annuncio di mercoledì prossimo. L’analisi dei future sui Fed Funds, che misura proprio la probabilità di azione da parte della Federal Reserve, attribuisce il 36,1% di chances di innalzamento dei tassi alla riunione di dicembre, ma per salire oltre il 50% bisogna scivolare fino al marzo 2016. D’altra parte, la pressione su Janet Yellen da parte delle altre Banche centrali è cresciuta. Mario Draghi ha fatto capire che nel board della Bce di dicembre molto probabilmente si amplierà il programma d’acquisto di titoli (Quantitative easing), mentre la Cina ha tagliato i tassi innescando gli acquisti delle ultime sedute della scorsa settimana. Insomma, tutti sono ancora nel mezzo di politiche monetarie espansive che anzi potrebbero esser ancor più spinte in avanti, mentre la Fed si trova sul tavolo un’opzione restrittiva, per quanto cauta e dilazionata nel tempo.
Aspettando i dettagli e le parole di Yellen, il mondo finanziario guarda anche all’Italia. Martedì, infatti, sbarca a Piazza Affari Poste Italiane, in una delle privatizzazioni più importanti dell’annata, a stretto giro rispetto al debutto di un altro simbolo italiano a Wall Street: Ferrari. I mercati, come accennato, ripartono dallo sprint seguito alle mosse di Bce e Cina: Piazza Affari ha guadagnato l’1,8% nell’ultima ottava e da inizio anno sfiora ormai il +20%. Francoforte e Parigi hanno superato il +2% nella performance dell’ultima settimana. Ecco di seguito i principali eventi in agenda, in una settimana carica di dati importanti che fanno da corollario alla riunione della Fed.