Asia, i dati preoccupano i mercati

by Redazione Commenta

A Tokyo il Nikkei in cinque giorni ha lasciato sul terreno il 5,3%, scendendo ai livelli più bassi da tre mesi a questa parte. Sulla sponda opposta del Mar Cinese, a Shanghai l’indice Composite sempre nell’ultima settimana ha lasciato per strada l’11%, portando la perdita rispetto al picco di metà giugno al 31%.

La settimana conclusasi venerdì sarà ricordata come una delle più tempestose degli ultimi anni per ciò che concerne i mercati finanziari.

E non solo per effetto dei ripetuti scivoloni delle diverse piazze finanziarie, soprattutto asiatiche. A Tokyo il Nikkei in cinque giorni ha lasciato sul terreno il 5,3%, scendendo ai livelli più bassi da tre mesi a questa parte. Sulla sponda opposta del Mar Cinese, a Shanghai l’indice Composite sempre nell’ultima settimana ha lasciato per strada l’11%, portando la perdita rispetto al picco di metà giugno al 31%.

Tuttavia questo terremoto in Estremo Oriente non poteva mancare di farsi sentire anche sulle due sponde dell’Atlantico. A Wall Street sempre nell’ultima terribile settimana il Dow Jones ha perso il 4,4% ed è in rosso da inizio 2015, mentre in Europa l’Eurostoxx negli stessi giorni ha perso il 6,4%. Intanto il petrolio è sceso ancora fino a sfiorare quota 40 dollari al barile.

Tutto questo è stato accompagnato dalla caduta di alcune valute, principalmente quelle asiatiche più legate allo yuan, ai minimi da 17 anni. Ma anche la lira turca e il rublo sono stati travolti.

Insomma, si è trattato di una tempesta finanziaria a livello mondiale.

Ma se non è in corso una guerra valutaria, e non sembrano esserci segni inequivocabili di una recessione globale, dato anche che il crollo del petrolio sembra più originato dall’enorme aumento della capacità di estrazione piuttosto che dalla debolezza della domanda, che cosa ha determinato questa improvvisa allergia per gli asset più rischiosi su tutte le piazze finanziarie globali? E soprattutto come difendersi dalle zampate dell’orso?

 

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