Clamoroso dietrofront del gruppo che nel 2011 rilevò Northern Rock. Il mercato attraversa troppe turbolenze?
Non c’è grossa fiducia intorno ai mercati finanziari. Troppi crolli, troppe giornate ‘no’, troppe turbolenze. Troppe incognite. Non è un caso che più di una grossa azienda decida di tirarsi indietro a un passo dalla quotazione in Borsa. E’ successo in Italia (ItaliaOnline, Intercos, Sisal), e succede in tutta Europa. L’ultimo caso riguarda l’istituto di credito di proprietà di Richard Branson, Virgin Money. La banca ha scelto di procrastinare la sua quotazione sulla Borsa di Londra a seguito dei crolli relativi all’ultima settimana. Bloomberg, dopo aver preso visione della nota ufficiale, ha dichiarato che l’Io avverrà successivamente al mese di ottobre 2014 non prima che le condizioni di mercato che si verificheranno saranno interpretate come “costruttive”.
Il rinvio di Virgin Money, dunque, è solo uno dei casi più eclatanti dell’ultimo periodo in quanto a dietrofront eccelnti. La società che nel 2011 ha rilevato Northern Rock, infatti, è seconda a Aldermore che pochi giorni fa ha rinunciato alla sua quotazione.
Virgin Money, è un istituto di credito britannico fondato dall’uomo d’affari Richard Branson. Nelle scorse settimane aveva annunciato la quotazione che sarebbe dovuta essere attiva già da qualche giorno e sperava di puntare a raccogliere fino a 150 milioni di sterline (192 milioni di euro).
Successivamente all’operazione la banca avrebbe dovuto versare 50 milioni di sterline al Tesoro britannico, secondo quanto previsto dal contratto d’acquisto, nel 2011, di Northen Rock, una delle vittime della crisi dei subprime. I dipendenti avrebbero inoltre dovuto ricevere una parte delle azioni.
Richard Branson, numero uno del gruppo Virgin, doveva poi cedere una parte della propria partecipazione, ma non era ancora stato specificato quanto.