La Fincantieri si quoterà in Borsa con una quota di minoranza, ma vicina al 50%, e un aumento di capitale fino a 600 milioni di euro. Il gruppo, tra i colossi mondiali nella costruzione di navi (20 mila dipendenti, 3,8 miliardi di ricavi), non ha emesso alcun comunicato.
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Ma il tutto è formalmente avviato in quanto il 16 aprile Vincenzo Petrone, presidente del gruppo cantieristico posseduto dallo Stato attraverso Cassa depositi e prestiti (Cdp), ha firmato una convocazione di assemblea ordinaria e straordinaria pubblicata poi sulla Gazzetta ufficiale di sabato 19. Passaggio obbligato: il restante dal 99,36 % in mano pubblica è infatti suddiviso tra alcune decine di piccolissimi soci italiani più Citibank.
L’ordine del giorno tratteggia la conformazione dell’operazione di sbarco in Piazza Affari, una delle Ipo (offerte pubbliche iniziali) più attese. «Cercheremo di muoverci il più velocemente possibile» – aveva detto a fine marzo l’amministratore delegato di Cdp, Giovanni Gorno Tempini – «oggi ci sono condizioni favorevoli sul mercato e abbiamo ricevuto manifestazioni importanti». Sembrava una delle tante dichiarazioni di intenti che si sono succedute negli anni.
L’assemblea è fissata alla sede di Trieste per il 5 maggio e la prima delibera è la «domanda di ammissione delle azioni della società a quotazione sul Mercato telematico azionario organizzato e gestito da Borsa italiana spa». Il punto successivo riguarda la modalità del collocamento : «Aumento del capitale sociale per un importo massimo fino a euro 600.000.000, in via scindibile e a pagamento, con esclusione del diritto di opzione (…) a servizio dell’offerta pubblica di sottoscrizione relativa all’operazione di quotazione delle azioni della Società …».