Mancano due giorni alla tanto attesa decisione sui tassi da parte della Banca Centrale Europea, di cui abbiamo discusso ieri e da cui, dalla price action di mercato, sembra non attendersi nulla il mercato. Ci troviamo di fatti con una moneta unica europea che ha mantenuto gli ultimi guadagni sul dollaro americano e che si trova ora nei pressi di 1.3800. Il fatto che l’euro sia prezzato così pur essendo stata rilasciata un’inflazione in ulteriore calo allo 0.5% (il che significa disinflazione ed avvicinamento alla deflazione, su un piano reale e di aspettative, nostre per lo meno – siamo sicuri, spiega Matteo Paganini di DailyFx infatti che Draghi ribadirà come le aspettative su una potenziale situazione di  deflazione da parte della della BCE non esistano) sta a significare che gli investitori molto probabilmente non si aspettano nessun interventismo da parte di Draghi ed il direttivo.
>Â Bce, cosa attendersi nella prossima riunione
Dopo la price action cui assistiremo oggi saremo pronti ad impostare la giornata di domani, con l’idea di curare attentamente eventuali tentativi di ridimensionamento della moneta unica pre-dato, che cureremo seguendo i livelli che vedremo tra poco, in ottica di considerare possibili anche degli approfondimenti rialzisti oltre determinati livelli a supporto di potenziali preparazioni di scenari da “buy the rumor, sell the newsâ€.
>Â Quali scelte potrebbe fare la Bce su tassi di interesse
Questo in quanto i 55 miliardi lasciati nel sistema dalla Yellen ed il dietrofront effettuato sulla comunicazione riguardante eventuali rialzi dei tassi 6 mesi dopo la fine del QE a stelle e strisce, hanno funzionato ed, insieme alla rimozione della soglia del 6.5% sul fronte disoccupazione ed all’introduzione del tasso di inflazione tra gli osservati speciali per pensare a modifiche sostanziali di rotta della politica monetaria, hanno convinto i mercati, che sono ancora alla ricerca di rendimenti superiori a quelli offerti dalle diverse curve dei tassi, oceanici a parte, sui quali però si stanno vivendo delle correzioni tecniche, soprattutto per prese di profitto sul dollaro neozelandese, che potrebbero anche essere seguite dal dollaro australiano, data la loro correlazione di breve periodo