I libretti postali ordinari sono una delle forme di risparmio più semplici ed economiche, non hanno spese di gestione, non hanno spese..
Per aprire un libretto postale basta semplicemente recarsi presso un qualunque ufficio postale muniti di documento d’identità e codice fiscale. Ogni libretto postale può avere fino ad un massimo di quattro intestatari e può essere intestato anche ad un minore.
Le somme che vengono depositate sul libretto postale iniziano a maturare interessi a partire dal giorno del versamento fino a quello del prelevamento, sono calcolati secondo il criterio dell’anno civile e vengono capitalizzati al 31 dicembre di ogni anno. L’ammontare degli interessi viene annotato sul libretto la prima volta in cui questo viene presentato allo sportello dopo la capitalizzazione.
Come dicevamo, quindi, i libretti postali sono esenti da qualunque spesa, l’unica prevista è quella di 1,55 euro per la duplicazione del libretto in caso di smarrimento. Agli interessi maturati, tuttavia, viene applicata una ritenuta del 27% ai sensi dell’art.26 comma 2 del D.P.R. 600/73.
Per quanto riguarda il tasso di interesse i libretti postali ordinari hanno due tipi di rendimento, giallo e oro. Il primo è pari all’1% mentre il secondo all’1,50%. Il rendimento giallo è applicato nel primo anno e nel caso in cui la giacenza media dell’anno appena trascorso non supera il 35% di quella relativa all’anno precedente, in caso contrario per l’anno successivo viene applicato il rendimento oro. L’anno preso in considerazione è calcolato al 31 marzo di ogni anno.
I titolari di un libretto postale ordinario, inoltre, possono sottoscrivere Buoni Fruttiferi Postali cosiddetti “dematerializzati”, ossia rappresentati da registrazioni contabili, e accreditare la pensione INPS e INPDAP.
FILIPPO MATTEUCCI 17 Marzo 2010 at 13:53
I risparmi dei cittadini sono già tassati pesantemente dall’inflazione.
Un’ulteriore tassazione sui risparmi e/o sui proventi dei risparmi è iniqua e predatoria.
L’inflazione è una delle tasse più pesanti, colpendo il risparmio e il potere d’acquisto dei cittadini.
L’inflazione serve a finanziare spese pubbliche pilotate, stampando nuova carta moneta che va a inflazionare la carta moneta esistente, cioè la liquidità in mano ai cittadini. Le famiglie dei lavoratori risparmiatori vengono così impoverite, e la ricchezza loro depredata tramite l’inflazione va a arricchire le famiglie dei beneficiari della spesa pubblica, beneficiari designati arbitrariamente e clientelarmente.
E’ invece giusto che la ricchezza che ogni famiglia deve avere venga determinata dai meriti, dalle virtù, dall’intelligenza, dall’accortezza, dalla probità di quella famiglia, e non da chi controlla lo stato, il fisco, la spesa pubblica e l’emissione di moneta.
Una moneta d’oro o strettamente ancorata all’oro salverebbe i risparmi e il potere d’acquisto dei cittadini, dei ceti produttivi.
Per tutto questo:
NO ALLE TASSE SUI RISPARMI E SUI PROVENTI DEI RISPARMI (ipocritamente chiamati “rendite finanziarie†da chi vuol vivere sulle spalle altrui, da chi vuol rubare i soldi degli altri, da chi vuol rubare i soldi a chi se li è sudati).
NO ALLA TASSAZIONE DI OBBLIGAZIONI, TITOLI DI STATO, AZIONI, INTERESSI, DIVIDENDI E CAPITAL GAINS.
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NO TAX ON SAVINGS – NO ALLA TASSAZIONE DEL RISPARMIO
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FILIPPO MATTEUCCI