Decisione perfettamente in linea con le attese dei mercati finanziari.
Nell’Eurozona i tassi di interesse di riferimento rimangono invariati allo 0,75%. A stabilirlo in data odierna è stata la Banca centrale europea (Bce) presieduta da Mario Draghi per quella che è una decisione perfettamente in linea con le attese dei mercati finanziari.
D’altronde il livello del costo del denaro, bassissimo, non lascia spazio a possibili nuovi tagli in quanto gli effetti positivi sull’economia sarebbero limitati rispetto invece all’adozione di eventuali misure non convenzionali.
► ECONOMIA ITALIANA TRA INFLAZIONE E PRESSIONE FISCALE
Allo stesso modo, anche a seguito di un moderato raffreddamento dei prezzi dei beni energetici, la tendenza dell’inflazione nell’area euro è ribassista e quindi non avrebbe senso un rialzo dei tassi. Anche in Italia, dopo molti mesi sopra il 3% di inflazione, l’indice dei prezzi al consumo rilevato dall’Istat è sceso sotto tale soglia anche nello scorso mese di novembre stando agli ultimi dati preliminari forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica.
► SETTORI SU CUI INVESTIRE DURANTE L’INFLAZIONE
Il ciclo economico nell’area euro, ed in particolare nei Paesi cosiddetti periferici, è inoltre ancora recessivo e caratterizzato in particolare da un aumento della pressione fiscale e della disoccupazione accompagnato dalla contrazione dei redditi delle famiglie e, quindi, dei consumi. E’ uno scenario che su tutti caratterizza l’Italia dove come un macigno su famiglie ed imprese pesa anche la pressione fiscale molto elevata che frena i consumi e gli investimenti delle imprese penalizzate a loro volta anche dalle difficoltà nell’accesso al credito. E proprio oggi in Italia si è aperta un’inaspettata e potenziale crisi di Governo con il mancato appoggio in Senato del Pdl al Dl Sviluppo.
D’altronde il livello del costo del denaro, bassissimo, non lascia spazio a possibili nuovi tagli in quanto gli effetti positivi sull’economia sarebbero limitati rispetto invece all’adozione di eventuali misure non convenzionali.
► ECONOMIA ITALIANA TRA INFLAZIONE E PRESSIONE FISCALE
Allo stesso modo, anche a seguito di un moderato raffreddamento dei prezzi dei beni energetici, la tendenza dell’inflazione nell’area euro è ribassista e quindi non avrebbe senso un rialzo dei tassi. Anche in Italia, dopo molti mesi sopra il 3% di inflazione, l’indice dei prezzi al consumo rilevato dall’Istat è sceso sotto tale soglia anche nello scorso mese di novembre stando agli ultimi dati preliminari forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica.
► SETTORI SU CUI INVESTIRE DURANTE L’INFLAZIONE
Il ciclo economico nell’area euro, ed in particolare nei Paesi cosiddetti periferici, è inoltre ancora recessivo e caratterizzato in particolare da un aumento della pressione fiscale e della disoccupazione accompagnato dalla contrazione dei redditi delle famiglie e, quindi, dei consumi. E’ uno scenario che su tutti caratterizza l’Italia dove come un macigno su famiglie ed imprese pesa anche la pressione fiscale molto elevata che frena i consumi e gli investimenti delle imprese penalizzate a loro volta anche dalle difficoltà nell’accesso al credito. E proprio oggi in Italia si è aperta un’inaspettata e potenziale crisi di Governo con il mancato appoggio in Senato del Pdl al Dl Sviluppo.