Nuova tegola per governo, istituzioni ed economia italiana. La Lucchini, azienda siderurgica controllata dall’oligarca russo Alexei Mordashov, è sull’orlo del default tecnico che metterebbe a rischio ben 2.000 posti di lavoro
Nuova tegola per governo, istituzioni ed economia italiana. La Lucchini, azienda siderurgica controllata dall’oligarca russo Alexei Mordashov, è sull’orlo del default tecnico che metterebbe a rischio ben 2.000 posti di lavoro. Nel primo semestre del 2012 il gruppo Lucchini ha evidenziato un pesante rosso in bilancio (94 milioni di euro), ma continua a perdere denaro ogni mese al ritmo di 5-6 milioni di euro. La liquidità presente in cassa è sufficiente ormai appena per altri due mesi. Il management ha tagliato ancora le stime sulle prospettive future del gruppo.
Lucchini soffre la congiuntura economica avversa e la crisi del settore siderurgico in Europa. L’amministratore delegato Francesco Chindemi ha il suo bel da fare, ma la situazione ora è davvero disperata. La preoccupazione aleggia sia ai vertici del gruppo sia tra i sindacati, che ieri hanno scritto una lettera al presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, al ministro del Lavoro, Elsa Fornero, e al ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, esprimendo tutti i timori relativi al futuro della Lucchini e dei suoi dipendenti.
Urge un piano di salvataggio per evitare la bancarotta del gruppo. Il processo di vendita potrebbe avere inizio già a partire da metà ottobre, considerando anche che i tempi stringono e che già c’è qualche nome papabile per iniziare una trattativa. Il “cavaliere bianco†potrebbe essere il fondo di investimento americano Clash, nome be noto agli addetti ai lavori in quanto apparso anche nel dossier Alcoa.
Oltre agli investitori americani si parla ormai da tempo dell’interesse del gruppo indiano Jindal. Ad ogni modo, il gruppo Lucchini dovrà essere salvato da investitori esterni, altrimenti già entro fine anno lo storico gruppo siderurgico potrebbe dichiarare bancarotta.