Secondo quanto diffuso dall'Istat nel primo trimestre del 2009 il Pil ha subito in Italia un calo del 5,9% su base annua e del 2,4% rispetto al..
L’Italia, tuttavia, non è l’unico paese a soffrire delle conseguenze della crisi economica poichè un calo del prodotto interno lordo è stato registrato anche in Germania con un -3,8%, in Francia con un -1,2%, in Olanda con un -4,5% e in Austria con un -3,6%.
Subito dopo la notizia il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è detto per nulla sorpreso e ha definito il calo del Pil un dato assolutamente atteso. Berlusconi, inoltre, ha spiegato che non è assolutamente possibil negare l’evidenza, la crisi c’è e si sente ma, nonostante ciò, non c’è nulla da stupirsi. I dati diffusi oggi dall’Istat non sono nulla di diverso da qunto già si sapeva.
Il premier ha continuato affermando: “siamo nella peggiore crisi mai capitata ma tutti i contatti con le aziende ci dicono che c’è un miglioramento della situazione. Nella crisi il fattore massimo è quello psicologico e per questo nostro compito è infondere fiducia e ottimismo“.
In questo clima di sfiducia, tuttavia, ha contribuito a diffondere ottimismo anche il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta che nelle sue parole ha ipotizzato un miglioramento nella seconda metà dell’anno.
Dall’opposizione, invece, arrivano pesanti critiche, prima tra tutte quella di Massimo D’Alema che ha sottolineato l’estrema negatività del risultato italiano rispetto a quello degli altri paesi europei. D’Alema, in particolare, ha usato parole dure nei confronti della maggiornaza affermando: “abbiamo un governo che fa demagogia e confusione di fronte ad una situazione drammatica del Paese: i dati di oggi dicono che siamo al crollo, tra l’altro il crollo dell’economia italiana è nettamente superiore alla media europea, e abbiamo il presidente del consiglio che si trastulla“.
Dello stesso parere anche il capogruppo del Pd Pierpaolo Baretta il quale ha richiesto un intervento da parte delle categorie produttive e delle parti sociali, affinchè si occupino della situzione in luogo del governo, giudicato incapace di affrontarla nella giusta maniera.