L'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha presentato oggi a Parigi il suo rapporto "Obiettivo Crescita"..
L’Italia, secondo il rapporto stilato dall’OCSE, si colloca al 19° posto su 29 posizioni totali. Per cercare di migliorare la situazione del Paese l’organizzazione ha suggerito al governo italiano di effettuare immediatamente alcune riforme in determinati settori poichè, ha fatto sapere l’organizzazione, il futuro non si preannuncia affatto migliore, anzi, è previsto un ulteriore peggioramento della situazione.
L’OCSE riconosce la notevole importanza di alcune tra le ultime riforme effettuate ma suggerisce al governo di effettuarne delle altre a breve termine. Oltre alla bassa crescita della produttività , infatti, uno dei principali problemi dell’Italia è quello dello scarso utilizzo del lavoro soprattutto al Sud del paese. A tal fine, il suggerimento proposto al governo è quello di abbassare le tasse sugli stipendi, rinnovare i salari, ridurre la proprietà pubblica, liberalizzare le professioni, migliorare le università e ridurre le barriere relative alla concorrenza..
Secondo il rapporto stilato dall’OCSE, infatti, la vastissima proprietà pubblica e i numerosi vincoli normativi ostacolano la crescita della produttività del Paese. A tal fine, quindi, devono necessariamente essere eliminate le barriere attualmente poste per l’ingresso nei servizi professionali, aboliti i relativi tetti sui prezzi stabiliti dagli organismi di categoria e, soprattutto, occorre effettuare una notevole riduzione della partecipazione statale in attività relative ai settori dell’elettricità , del gas, delle poste, dei trasporti e, soprattutto, nelle aziende fornitrici di servizi.
Le tasse sugli stipendi, inoltre, ha sottolineato l’OCSE, sono tra le più altre. Occorre, quindi, ridurre la tassazione soprattutto per redditi più bassi, riduzione che potrebbe essere finanziata mediante tagli alla spesa pubblica e una maggiore lotta all’evasione fiscale.
Sono necessarie, inoltre, misure volte ad incentivare la percentuale di persone laureate che, secondo l’Organizzazione, non riesce neanche ad arrivare al 20%, contro l’oltre 30% della media OCSE.
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